Rimedi febbre

    La febbre è uno dei più comuni sintomi di un’alterazione nelle funzioni del nostro organismo: la febbre può avere cause molteplici, la più comune delle quali è un’aggressione da parte di agenti patogeni esterni (solitamente batteri o virus), e si tratta di un fenomeno distinto dalla cosiddetta ipertermia.

    È importante considerare che esistono alcuni consigli pratici per abbassare la febbre, in attesa di una visita medica e/o dell’azione di farmaci. L’idratazione è il primo rimedio per contenere la febbre, in quanto consente di ripristinare l’equilibrio idrico-salino, oltre a ridurre i sintomi influenzali come mal di testa, spossatezza e dolori muscolari. Rimanere a riposo, possibilmente restando a letto e cercando di dormire, è un ulteriore rimedio per consentire al nostro corpo di aumentare le difese immunitarie.

    I principali rimedi che contribuiscono, ad un seppur temporaneo benessere e che consentono ad abbassare la temperatura corporea alta, nell’adulto, sono:

    • applicare impacchi freddi asciutti: borsa del ghiaccio oppure un asciugamano o un fazzoletto tenuto in freezer da applicare su fronte, polsi e caviglie. Contribuiscono ad abbassare la febbre alta anche bagni e docce di acqua appena tiepida o gli impacchi umidi, ossia spugnature con acqua tiepida su fronte, polsi e caviglie perché l’evaporazione dell’acqua sulla superficie corporea fa disperdere calore.

    • evitare di coprirsi in maniera eccessiva e vestire con abiti leggeri e traspiranti per permettere l’abbassamento della temperatura corporea.

    • non riscaldare eccessivamente gli ambienti ed evitare gli sbalzi di temperatura.

    Nonostante questi accorgimenti possano essere utili, quando la febbre è causata da influenza stagionale ed è di origine virale, la cura più valida ed efficace per far scendere la febbre e alleviarne i sintomi è l’assunzione di una terapia a base di farmaci antipiretici, tra cui anche i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), come l’acido acetilsalicilico. La febbre associata alla sindrome influenzale può comportare un’infezione delle vie respiratorie e relativi sintomi correlati quali congestione nasale, dolori e mal di gola. In questi casi è consigliabile l’assunzione di farmaci in associazione tra cui FANS, unitamente a pseudoefedrina, che sono indicati per trattare naso chiuso, congestione sinusale e dolore o febbre causata dal comune raffreddore o influenza. Per un’azione mirata sul mal di gola con un triplice effetto contro infiammazione, dolore e difficoltà a deglutire, sono consigliati i farmaci a base di flurbiprofene. La terapia farmacologica deve essere assunta seguendo le indicazioni del foglietto illustrativo e comunque senza superare la dose e il periodo suggeriti dal farmacista. Oltre a ciò, bisogna ricordare che la febbre è quasi sempre associata alla presenza di un’altra patologia, di conseguenza il suo trattamento è necessariamente solo sintomatico pertanto, quando la febbre perdura e non presenta le caratteristiche tipiche della sindrome influenzale, è fondamentale accertarne le cause per attuare un opportuno trattamento, ne è un esempio la febbre causata da batteri; in questo caso può risultare necessario assumere una terapia antibiotica che deve essere inevitabilmente prescritta dal medico. L’uso improprio può nuocere al soggetto e nel lungo termine generare resistenza agli antibiotici, un grave problema socio-sanitario che è purtroppo in allarmante aumento.

    La corretta alimentazione rappresenta la base per rafforzare la linea difensiva dell’organismo. Prima di tutto è importante considerare che la febbre induce un’abbondante sudorazione, di conseguenza, per evitare la disidratazione, è di fondamentale importanza reintegrare la quantità di liquidi persi mediante un abbondante apporto idrico-salino. Si consiglia quindi di bere acqua, spremute, succhi di frutta, meglio se centrifugati fatti in casa e senza zucchero, latte e miele, tisane e infusi. La tisana a base di sambuco, tiglio, menta e viola mammola, contribuisce ad abbassare la febbre e in generale a trattare influenza, tosse e raffreddore. Ci sono poi altre piante che possono aiutare ad abbassare la febbre, come il salice bianco, ricco di salicilati da cui deriva anche la famosa Aspirina.

     

    A queste si aggiungono le erbe come la camomilla, la menta, il tiglio, l’eucalipto e la genziana che, se assunte calde o tiepide, favoriscono la sudorazione e dunque la dispersione del calore corporeo. Se durante il malessere sono presenti nausea o/e diarrea, si consiglia di bere poco e spesso, a piccoli sorsi. Durante lo stadio iniziale della febbre, si consiglia un'alimentazione liquida o semisolida come marmellate e gelatine di frutta, omogeneizzati, passati di verdura, purea di vegetali, minestre, brodo di pollo o brodo vegetale. Man mano che i sintomi migliorano, è possibile reintrodurre gradualmente cibi solidi, che possono essere consumati in numerose piccole razioni per evitare un eccessivo appesantimento delle funzioni digestive. L’alimentazione dovrà quindi essere leggera, facilmente digeribile e senza grassi di cottura come il pesce o la carne bianca (pollo e tacchino sono eccellenti fonti di proteine con un basso apporto di grassi), sempre con verdura ben condita, meglio se con l’aggiunta di olio crudo. Mangiare verdura e frutta fresca e di stagione ricca di vitamina C ed E per reintegrare la perdita di sali minerali e beneficiare dell’azione protettiva, di tipo prevalentemente antiossidante nei confronti dei radicali liberi prodotti nel corso della malattia influenzale.

    Vanno invece evitati alimenti ricchi di zucchero che è privo di vitamine e di sali minerali utili, carne rossa e soprattutto salumi e insaccati per la difficoltà di digestione. In caso di febbre associata a diarrea andrebbero evitati latticini e derivati.

    Spetta infine al medico fornire una dieta adeguata qualora siano presenti patologie concomitanti.

    La prima cosa da fare quando si pensa di avere la febbre è misurarla con un termometro e monitorarla costantemente, tenendo conto che la sera essa tende ad essere più alta e che la “soglia critica” può variare a seconda della zona (ascellare, rettale, orale, etc.) in cui viene misurata. Si può iniziare a parlare di febbre quando la temperatura, misurata ponendo il termometro sotto l'ascella, supera i 37,5°C. Diversamente, se misurata a livello rettale, la soglia per la febbre sale a 38°C. La febbre è una preziosa alleata del sistema immunitario per combattere le infezioni virali e batteriche. Di conseguenza, sarebbe opportuno, entro certi limiti, lasciarla salire restando in casa, a riposo. La febbre ha dunque una sua utilità terapeutica e contrastarla farmacologicamente non appena il termometro segnala innalzamenti di pochi decimi di grado non è generalmente consigliato.

    Si raccomanda quindi di ricorrere all'antipiretico soltanto quando il quadro clinico sia associato a uno stato di malessere generale e la febbre superi i 38,5°C; tuttavia se la febbre è ben tollerata può non essere necessario somministrare l'antipiretico. È invece considerato d’obbligo il trattamento con antipiretici in caso di grave iperpiressia (> 39,5°C) negli adulti sani.

    Nei soggetti a rischio, come cardiopatici, anziani, diabetici, pazienti debilitati o con insufficienza respiratoria o renale, è invece necessario evitare eccessivi rialzi della temperatura corporea.

    È bene infine ricordare di mantenere una corretta igiene personale, lavando bene e con una certa frequenza le mani; questa è una regola di prevenzione per evitare le più comuni infezioni che scatenano la febbre, come anche coprirsi con indumenti adeguati quando il clima è rigido per evitare di sottoporsi a pericolosi sbalzi di temperatura.

    La febbre associata alle comuni malattie da raffreddamento, in assenza di sintomi respiratori o gastroenterici particolarmente severi, può essere gestita autonomamente con antinfiammatori antipiretici e altri farmaci sintomatici da banco. È necessario consultare il medico se dopo 2-3 giorni di riposo a letto e corretta assunzione dei medicinali la febbre non si abbassa e il quadro clinico non migliora a prescindere da altri sintomi. Tuttavia è consigliabile consultare il medico anche in presenza di febbre moderata qualora si presentino i seguenti sintomi:

    • grave mal di gola,

    • irritazione della pelle,

    • eruzione cutanea,

    • nausea e vomito persistenti,

    • dolori e difficoltà respiratoria.

    Soggetti a rischio quali bambini, donne in gravidanza, anziani e soggetti con patologie croniche note (in particolare di tipo respiratorio o cardiovascolare, insufficienza renale o diabete) dovrebbero consultare il medico se l’insorgenza della febbre è superiore a 38-38.5°C o dura più di 24-48 ore anche se non presentano sintomi di allarme. Infine, si raccomanda di consultare il medico nei bambini che presentano difficoltà respiratoria, letargia o stato confusionale.

    In ogni caso, è opportuno rivolgersi al medico o recarsi al pronto soccorso se la febbre peggiora o persiste, nonostante il trattamento, a temperature alte oppure – tendenzialmente – per più di una settimana. Particolare attenzione va prestata se si presentano sintomi quali:

    • dolore toracico

    • difficoltà respiratorie gravi

    • sangue o muco nelle feci

    Si raccomanda inoltre di recarsi in Pronto Soccorso qualora ci sia un significativo peggioramento della sintomatologia in particolare in presenza di convulsioni febbrili, allucinazioni o perdita di coscienza e nel caso in cui la febbre superi la soglia di sicurezza di 41°C.

    Si sottolinea infine l’importanza di non trascurare o sottovalutare la febbre intermittente, ma si consiglia di recarsi dal medico curante per accertarne le cause considerata la natura pericolosa di tale tipologia di febbre.

    Febbre intermittente

    In medicina, con il termine febbre intermittente si fa riferimento a un processo caratterizzato da fluttuazioni più o meno ampie della temperatura corporea; pertanto, si registra un’alternanza tra periodi in cui vi è assenza di febbre (apiressia) e periodi in cui la febbre è invece presente (piressia) e può essere anche piuttosto elevata (iperpiressia). Gli intervalli tra una fluttuazione e l’altra sono correlati alla malattia che l’ha indotta e sono perciò di varia durata: in alcuni casi si tratta di poche ore, in altri di giorni. Tuttavia per definire la febbre intermittente è necessario che le oscillazioni termiche nell'arco della giornata siano superiori ad almeno 1°C e, durante i periodi di apiressia, la temperatura corporea sia inferiore alla soglia fisiologica comunemente stabilita intorno ai 37°C; diversamente, si parla di febbre remittente, in quanto la temperatura corporea non scende mai al di sotto dei valori normali per alcuni giorni.

    Generalmente la presenza di febbre intermittente è un evento preoccupante poiché la malattia sottostante è di una certa gravità.

    Le diverse tipologie di febbre intermittente sono correlate alle varie patologie che la inducono, pertanto si raccomanda di consultare il proprio medico curante per la prescrizione di esami di laboratorio e strumentali volti a stabilire la diagnosi e, di conseguenza, la corretta terapia da intraprendere. In molti casi, però, non si è in grado di risalire alla causa scatenante la febbre. In queste circostanze si parla quindi di febbre intermittente idiopatica.